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All reviews - Movies (5)

The Vanguard (2008) review

Posted : 12 years, 4 months ago on 16 November 2011 03:52 (A review of The Vanguard (2008))

Siamo nel 2015, in uno scenario post-apocalittico, l'umanità è stata ridotta ad un branco di zombie assetati di sangue, da una droga che ne inibisce le funzioni e gli istinti primari. Solo pochi superstiti e una misteriosa confederazione, con sede nella 'zona rossa', restano sani. Max, sordomuto, riesce a sopravvivere in un bosco, cacciando e difendendosi da questi mostri. Finchè non viene rintracciato da un militare, che ne scoprirà le potenzialità come antidoto contro la droga.
Viene da chiedersi che cosa possa spingere una casa produttrice a realizzare una impresa del genere, se non uno scarsissimo budget e il desiderio di fare a tutti i costi una pellicola, senza che abbia un senso compiuto. Di questo Vanguard si salva ben poco: a partire da una trama contorta ma ingenua oltre ogni immaginazione, alle situazioni assurde che vengono presentate, alla scarsità totale per quanto riguarda le sceneggiature e gli attori. L'ambientazione è sita in un qualche bosco sperduto, ridotta all'osso quindi, dove ogni tanto si aggirano questi 'mostri', umani ridotti allo stato di mostri urlanti e rabbiosi che corrono con fare scimmiesco e saltano addosso ai protagonisti. I costumi di scena, beh forse se li sono portati gli attori da casa. Scene splatter realizzate così male da non credere ai propri occhi, e la mancanza di senso dell'intera storia lo rendono un assurdo del mondo cinematografico. Inguardabile sotto tutti i punti di vista.


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I Am Legend review

Posted : 12 years, 4 months ago on 16 November 2011 03:52 (A review of I Am Legend)

Nell'ultima pagina del libro "Io sono leggenda",dal quale è stato tratto l'omonimo film, Richard Matheson (padre dell'opera) fa pronunciare al protagonista Robert Neville, queste parole :"Ora sono io l'anormale. La normalità è un concetto di maggioranza, la norma di molti e non la norma di UNO SOLO" .
New York 2012, il film si apre con la voce fuori campo di un notiziario, che vede, come ospite, una sempre più parsimoniosa Emma Thompson rispondere con poca convinzione alle domande della giornalista, anticipando per pochi secondi la verità delle sue angosce e ciò che sarà. In soli tre anni la GRANDE MELA, mai stata cosi grande e desolante, verrà devastata, come il resto del mondo, da un virus letale. L'unico UOMO rimasto è Robert Neville, insieme alla sua fidatissima amica a quattro zampe di nome Sam, sua compagna di avventure, che tratta ed educa come una figlia.
"Niente è andato come doveva andare". La sua vita, se ancora si può chiamare così, è scandita dal tempo , da un orologio da polso che ritmicamente, martella i coprifuoco. Un uomo ed un cane costretti a vivere di giorno e "sparire" la notte barricandosi nella loro dimora bunker. Robert e Sam sono i padroni incontrastati del mattino e della città di giorno, di un giorno che non basta mai, e di una notte sempre più lunga dove albergano ricordi sottoforma di sogni e sottofondi di urla stridenti, tangibile presenza del popolo notturno.
Robert ,tuttavia, cerca di vivere una vita apparentemente normale, una normalità che attanaglia l'anima e che mette alla luce la tristezza e la solitudine inaudita del personaggio, ormai costretto a dialogare con dei manichini, rimasti uniche silhouette antropomorfe, istaura con loro un rapporto di amicizia e di protezione, pur di pronunciare qualche parola al giorno, elemento distintivo dell'ESSERE UOMO, che riesce ancora ad emozionarsi. Ogni giorno guarda il notiziario, registrato anni prima, mantenendo così la routine di un tempo, ormai perduto. Affitta dvd e cd musicali a rotazione, pur conoscendoli a menadito, un modo come un altro per essere più umano. Ma la sua voglia di vivere è dettata dalla speranza, dalla ricerca di un RIMEDIO, un antidoto, che possa portare tutto com'era prima, prima che fosse distrutto dall'uomo. La tecnologia non sempre porta al miglioramento.
Francis Lawrence, reduce dal suo esordio con il film "Constantine" (2004),come regista di lungometraggi, mette in scena un uomo solo, un uomo che ogni mattina gira la città, perlustrando zone che ancora erano rimaste ignote, segnandole su una cartina al suo passaggio, un uomo che invia messaggi radio nella speranza che ci sia ancora qualcuno che possa sentirlo, recandosi ogni giorno "quando il sole è alto nel cielo" su un molo punto di incontro per i superstiti, semmai ne sia rimasto ancora qualcuno, un uomo che si lancia in corse sfrenate(alla "Fast and Furious" )con la sua lucente auto rossa, che spicca nelle riprese a piombo, delle panoramiche deserte della città grigio-seppia realizzata da Naomi Shohan (scenografa dello stesso "Constantine") , un uomo che pur disponendo di tutta la città non riesce a sentirsi libero e vivo.
È l'apparente tranquillità cittadina che ci angoscia, il sapere di non essere soli e nonostante tutto di non vedere nessuno. "La paura sta nel non-vedere, nel non-sentire". Le scene sono coinvolgenti, incalzanti, accompagnate dalle musiche apocalittiche di James Newton Howard, ogni piccolo o grande rumore provoca un eco sussultorio, l'adrenalina sale, nel passo felpato, nello sguardo investigativo del personaggio, nelle scene cupe, dove nell'oscurità balugina la sola luce del fucile. Tutto quello che può sembrare sicuro, non lo è, anche la casa, unica fortezza del personaggio, diventerà cartapesta in mano al popolo della notte. Non bisogna mai sottovalutare l'ALTRO, la sua ferocia intelligenza e la sua pestilente irrazionalità.
Will Smith è straordinario nella sua individualità, la sola presenza riempie le scene "vuote", senza far pesare l'assenza di altri essere umani, lui è uno e tutto allo stesso tempo. La sua singolarità inoltre porta ad un ulteriore rapporto identificativo da parte del pubblico che, attraverso le innumerevoli soggettive , vede con i suoi occhi e vive con lui. Siamo suoi compagni silenti, tifiamo con trasporto per lui, affinché non "inciampi in errori". Ogni sua debolezza può segnare la sua fine. Una fine che lascia l'amaro in bocca, unica nota stonata di tutto il film, ma unico espediente che renderà Robert Neville un uomo che sarà leggenda.
L'ultimo uomo sulla terra non è solo, ma esistono ancora le "farfalle", messaggere, che non hanno paura della luce del mattino.
Il silenzio è suo amico, l'uomo deve solo saperlo ASCOLTARE.


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Kung Fu Panda 2 review

Posted : 12 years, 4 months ago on 16 November 2011 03:48 (A review of Kung Fu Panda 2)

Alcuni film sono la chiara dimostrazione che, a volte, non è tanto la storia che si racconta ma come la si racconta. Il successo del primo Kung fu panda non fu certo dovuto alla trama, che seguiva un canovaccio assai risaputo. Nell’antica Cina, il panda Po, grasso, goloso e maldestro, veniva prescelto suo malgrado per diventare il Guerriero Dragone che avrebbe dovuto sconfiggere l’invincibile leopardo Tai Lung e salvaguardare la misteriosa Pergamena del Drago. Dopo un addestramento irto di disavventure spassose, il protagonista riusciva a trovare fiducia in se stesso e a portare a compimento il suo dovere. Non una trama originale ma il film funzionava per la simpatia del protagonista che riusciva ad accattivare grandi e piccoli e per le trovate comiche perfettamente riuscite.
Questo sequel alza il tiro e fa di nuovo centro. La regia passa da John Wayne Stevenson e Mark Osborn a Jennifer Yuh Nelson, che aveva lavorato come storyboarder e diretto la sequenza d’apertura dell’originale, tra i produttori entra invece Guillermo Del Toro. Il pavone imperiale Lord Shen ha deciso di usare la polvere da sparo dei fuochi d’artificio per creare delle armi da fuoco riuscendo a conquistare la città di Gongmen. Coadiuvato come sempre dai Cinque Cicloni, Tigre, Scimmia, Vipera, Gru e Mantide, Po deve liberare la città ma per farlo deve raggiungere la pace interiore affrontando il mistero delle proprie origini che, purtroppo, risiede proprio in Lord Shen.
Dunque anche stavolta ci troviamo di fronte ad una storia abbastanza risaputa ma viene sviluppata in novanta minuti perfetti, rutilanti e divertenti, attraverso una regia ben ritmata. Il livello d’animazione della Dreamworks si è senz’altro evoluto guadagnando in fluidità e definizione. Le scene d’azione sono spettacolari e mozzafiato, ulteriormente esaltate da un 3-D ben integrato. I dialoghi e le gag visive sono ancor più geniali ed esilaranti del primo capitolo. Una scena su tutte, l’azione “stealth” di Po e compagni nascosti in un dragone di carta. Le citazioni di cui abbondava il prototipo qui sono assenti e non se ne sente il bisogno, a ulteriore testimonianza della validità dell’impianto narrativo e dell’abbondanza di idee della regista.


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Green Lantern: Emerald Knights review

Posted : 12 years, 4 months ago on 16 November 2011 03:47 (A review of Green Lantern: Emerald Knights)

É il mese di Lanterna Verde. Questa settimana, in USA, uscirà l’attesissima trasposizione cinematografica sulle avventure di Hal Jordan, protettore della nostra galassia e possessore dell’Anello del Potere, l’arma più potente dell’universo. Per l’occasione, il sito ufficiale della DC si è tinto di verde, sono in via di pubblicazione albi prequel del film, sulle tre testate ufficiali del personaggio è in svolgimento la saga epocale “La guerra delle Lanterne Verdi” e quest’undicesimo film direct-to-video della serie DC Universe non poteva che essere dedicato ai “cavalieri di smeraldo” come vengono soprannominati gli appartenenti al Corpo delle Lanterne.
Il titolo richiama quello del primo film della collana, Batman Gotham Knight, col quale ha in comune la suddivisione in sei episodi. É inoltre il secondo lungometraggio dedicato al supereroe con l’anello dopo Green Lantern First flight, quinto della serie, diretto da Lauren Montgomery che qui firma due storie. La principale, Emerald Knights, scritta da Alan Burnett e Geoff Johns, storico ed imprescindibile autore nella saga di Green Lantern, racconta dell’attacco di Krona, essere di anti-materia, e dei suoi demoni ombra ad Oa, pianeta centro dell’universo e sede delle Lanterne Verdi.
Siamo all’inizio della saga, quando Sinestro, futuro traditore, è ancora il più stimato membro del corpo. La bella Arisia, novellina, è tesa per la battaglia incombente e il nostro Hal cerca di tranquillizzarla raccontandole cinque storie che esaltano il valore e la missione del loro gruppo. La Montgomery dirige anche l’episodio intitolato “Kilowog”, tratto dalla storia a fumetti originale New blood di Peter J. Tomasi e Chris Samnee, incentrata sul passato del gigantesco sergente alieno che, appena reclutato, dovette sottoporsi all’addestramento estremo del severissimo Deegan. Una storia in stile Full Metal Jacket che, seppure convincente nel messaggio, sa troppo di già visto.
Interessanti le due storie dirette da Christopher Berkeley, già regista di alcuni episodi di The Batman e Young Justice. In “La prima Lanterna”, scritto da Michael Green e Marc Guggenheim, assistiamo alle vicissitudini di Avra, uno scrivano cronista dei Guardiani che venne scelto come primo membro storico del Corpo, capace di comprendere la vera natura del potere degli Anelli. “Abin Sur”, tratto dalla storia “Tygers” scritta da Alan Moore, disegnata da Kevin O’Neill e riadattata da Geoff Johns vede come protagonista l’alieno possessore dell’Anello che sarebbe poi finito ad Hal Jordan. Durante lo scontro con il perfido Atrocitus viene messo in luce il rapporto e le differenze filosofiche e caratteriali tra Abin Sur e Sinestro, doppiati rispettivamente da Arnold Vosloo (La mummia 1 e 2 e G.I. Joe) e Jason Isaacs (Lucius Malfoy nella saga di Harry Potter).
Gli altri due episodi sono diretti da Jay Oliva, regista di alcuni film d’animazione della Marvel e di qualche episodio di Young Justice. “Mogo non socializza” tratto dalla storia omonima di Alan Moore e Dave Gibbons, racconta della sfida dell’implacabile alieno Bolphunga alla misteriosa Lanterna Verde Mogo la cui identità però non è un mistero per i fans del fumetto che troveranno quindi debole il colpo di scena finale. L’episodio migliore del film è “Laira” basato sulla storia “Onore a che prezzo?” di Ruben Diaz e Trevor Charest, riadattato da Eddie Berganza, editore esecutivo della DC. La Lanterna Laira, doppiata da Kelly Hu, la Lady Deathstrike di X-men 2, deve affrontare la sua famiglia, i reali del pianeta Jade, colpevoli di un massacro. Non solo si tratta di un racconto ben strutturato e con un ottimo approfondimento psicologico dei personaggi, ma denota anche una buona inventiva nelle scene di lotta e nella tecnologia di armi e armature. Suggestivo ed efficace il contrasto tra lo scontro di Laira con suo padre e le immagini olografiche dei momenti felici passati insieme che si accendono intorno a loro.


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Rango review

Posted : 12 years, 4 months ago on 16 November 2011 03:45 (A review of Rango)

Un camaleonte che si crede un attore, e che trascorre la sua vita dentro un piccolo acquario in compagnia di una bambola rotta e qualche altro giocattolo, finisce fuori dell’auto su cui stava viaggiando, nel desertico confine fra Stati Uniti e Messico. Catapultato nel mondo reale, fra i pericoli scaturiti dagli uomini e quelli della natura, raggiunge Dirt, una cittadina popolata da tartarughe, rospi, lucertole, iguane e serpenti. Anche grazie alla sua capacità affabulatoria, riesce a mettersi in luce e a conquistare la gente del luogo, calandosi nel ruolo di Rango, un leggendario pistolero. Il problema che funesta la città però, al di là dei soliti criminali, è la siccità, che rischia di costringerli tutti ad abbandonare la frontiera.
Nei desolati paesaggi desertici e nelle polverose strade di Dirt, pulsa un cuore da western puro, uno dei migliori che si siano visti di recente al cinema, con tanto di ladri, saloon, cavalcate sotto il sole, e duelli all’ultimo sangue. Un atto d’amore appassionato allo spirito libero e alla leggenda americana del vecchio west, incarnato da uno spirito divino. Un omaggio in special modo all’immaginario degli spaghetti western, che in qualche caso si tinge di parodia, e che ne padroneggia al meglio gli elementi distintivi. Ma dietro quest’impianto di genere, brillano spunti sociali ed ecologici molto attuali, nonché una sorprendente riflessione sul ruolo dell’eroe. Rango è infatti un film che non si limita ad intrattenere, ma che propone tutta una serie di situazioni che lo rendono adatto ad un pubblico maturo, mentre gli spettatori più piccoli possono godere dei numerosi aspetti comici. Come un film della Pixar, va oltre i confini che solitamente ci si aspetta da un cartone animato, scavando più in profondità nei personaggi, sperimentando modelli narrativi inconsueti. Ma Rango compie ancora un passo in avanti, negando il classico ritorno a casa finale. La vita cambia, e spesso non si torna indietro.


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